“OSPITI STRANIERI”.
Un presente che lavora il presente e la possibilità di un’isola. In questo Non-resoconto tenterò di dire qualcosa di ciò che si è sedimentato in me in seguito alla partecipazione al Convegno “La psicoanalisi interprete del tempo presente” (Roma, 17-18-19 febbraio 2017) organizzato dalla rivista Psiche e dall’UFR Ètudes Psychanalytiques dell’Università Paris Diderot (Paris 7). Perché iniziare con un “non”? Per la prima immagine che è arrivata a me dell’iniziativa quando essa ha cominciato a circolare nei limen, interni ed esterni, di cui è fatta anche la psicoanalisi in fieri, in costruzione o in giacenza, psicoanalisi che quando le cose funzionano è sempre in cerca di nuove forme, inquieta e a tratti, perché no, necessariamente anche inquietante. Un No dunque “per” la psicoanalisi. Per la pensabilità e la messa in moto di un lavoro psichico, anche là dove siamo ben oltre il principio di piacere e siamo costretti a pensare e ad interrogarci su qualcosa che sembra la materializzazione della distruttività demoniaca, inarrestabile. Prendo spunto da quest’ultimo aspetto per ricordare le due anime/sottotitoli del Convegno, tra loro anche in tensione: …
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