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Recensione di Teresa Lorito a “Costruire l’adolescenza” di Pietro Roberto Goisis

costruire ladolescenzafreschi

Costruire l’adolescenza è un libro complesso e chiarissimo; un libro di clinica e di teoria; un libro che dimostra come la Psicoanalisi se coltivata, rinnovata e pensata nell’attualità sia sempre di più uno strumento terapeutico di grande efficacia.

Il libro mi pare che nasca e cresca all’interno di un sentimento di amore che, come lo stesso Roberto Goisis dice nell’introduzione, colora la sua vita. “Senza l’amore non si nasce, non si sopravvive, non si cresce, non si diventa grandi e non ci si riproduce”.

Anche il lavoro si fa con amore e passione “lavorare con amore e passione è per me non solo necessario, ma addirittura indispensabile”.

Amore anche della conoscenza e del cambiamento che consente a Goisis di viaggiare fra le varie teorie e i vari approcci alla comprensione di quella fase dello sviluppo che chiamiamo adolescenza.

Il libro è il racconto di questo viaggio che l’ha portato a costruire una sua teoria e una sua tecnica terapeutica.

Le figure dei maestri – Senise, Zapparoli – sembrano essere il punto di partenza, ma tante altre appaiono importanti: i supervisori, gli insegnanti, i colleghi dei vari servizi, molti soci del Centro Milanese di Psicoanalisi (CMdP), tutti gli autori citati, gli studenti e i pazienti incontrati in tanti anni di lavoro.

Il dialogo fra tutte queste esperienze, l’integrazione delle varie teorie e dei vari modelli porta con sé un’attenzione particolare ai termini e al loro significato.

Come per esempio per due concetti che appaiono centrali nella teorizzazione di Goisis: l’immedesimazione e i bisogni.

L’immedesimazione amplia il concetto di Senise dell’identificazione empatica, si rifà al concetto di empatia così come viene descritto da Bolognini e attinge linfa dalle scoperte delle neuroscienze sui neuroni specchio.

L’immedesimazione cui si riferisce l’autore è un processo per cui “di fronte ad un adolescente che ci parla delle sue difficoltà, penso sia indispensabile attuare questo processo che gli rimanda quanto io sto sentendo e capendo di quello che lui sta vivendo, quanto sia in grado di immedesimarmi in lui”

Un’operazione mentale conscia e preconscia che consente di riconoscere l’altro e rispettare la sua individualità e autonomia.

Questo modo di stare con l’altro consente di dare anche delle indicazioni, proprio perché si è nei panni dell’altro.

La teoria dei bisogni è l’altro grande pilastro della teoria e della clinica di Roberto Goisis.

Il riferimento primario è a Zapparoli che per primo ha teorizzato e applicato nella sua clinica la teoria dei bisogni, il ruolo primario che quest’ultimi hanno nella nostra vita, l’importanza del loro riconoscimento, la loro possibile soddisfazione.

Ovviamente il riferimento più ampio è alla classificazione gerarchica dei bisogni di Maslow.

E nel libro si trova un’ipotesi di gerarchia dei bisogni specifici degli adolescenti fra cui: autonomia, riconoscimento, rispetto, amare ed essere amato nella reciprocità, stima, conoscenza.

Dice Roberto Goisis: “Il principale obiettivo dell’intervento in adolescenza è liberare le forze dello sviluppo da inibizioni e freni, permettendo all’adolescente di muoversi in autonomia. L’analisi di conseguenza, non deve disturbare o interferire con il lavoro psichico dell’adolescente, ma deve promuoverlo e favorirlo”.

E così passa davanti a nostri occhi la scena di come si può raggiungere quest’obiettivo di come lavora Roberto Goisis.

La rilevanza del primo contatto, sia esso telefonico o per e-mail, lo spazio fondamentale dato ai genitori, che arrivano da noi in un evidente stato di disagio – non solo genitori di ragazzi che hanno delle sofferenze, ma essi stessi sofferenti e preoccupati di non aver saputo fare bene i genitori – l’assessment, la cura con cui vengono dichiarate e spiegate le varie fasi dell’intake e come questo abbia la vera funzione di assicurare uno spazio dedicato all’adolescente protetto e riservato.

Fra questi vari aspetti mi è sembrato molto importante e innovativo l’utilizzo dell’assessment.

Goisis ne comunica l’uso ai genitori che vede prima dell’adolescente, lo propone al giovane spiegandone la valenza di conoscenza e poi, insieme al paziente legge il report relativo all’assessment. Partendo da questo, insieme, costruiscono un percorso di crescita e autonomia.

Un altro amore di Roberto Goisis – per riprendere dall’inizio – mi pare venga fuori prepotentemente: quello per il cinema.

Mi pare, infatti, che questo libro possa essere vissuto. Si può provare a trattare il volume con alcune categorie cinematografiche: la fotografia, rappresentata dai tanti scambi clinici che sono descritti, la colonna sonora molto pop, Ivano Fossati apre e gli Smashing Pumpkis chiudono.

Mentre sul versante della scrittura cinematografica, prima ancora della sceneggiatura, si parte da un soggetto che viene poi racchiuso in quello che si chiama pitching, poche parole che condensano il senso del film.

Per questo libro\film avrei pensato a questo pitching: curiosità, responsabilità e laicità.

Giugno 2015

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