Tutti gli articoli della categoria: Film

Film presentati

stranizza amuci

“Stranizza d’amuri” di Giuseppe Fiorello – Recensione di Teresa Lorito

Estate del 1982, campionati del mondo di calcio, l’Italia vince. Le strade sono piene di gente che festeggia e nel senso opposto dello scorrere della folla si allontana un motorino: Gianni e Nino si dirigono verso il loro luogo segreto, verso la loro scelta definitiva. È questa l’ultima scena di Stranizza d’amuri  (2023), opera prima di Giuseppe Fiorello, che racconta la nascita, il riconoscimento e la fine di un amore fra due giovani adolescenti, Gianni e Nino, in un contesto sfavorevole da quasi tutti i punti di vista. Se è vero che, come dimostrerebbe un celebre esperimento di Milgram a Yale negli anni ’60, “la maggioranza della gente tende alla passività morale, preferisce seguire la corrente generale piuttosto che assumersi il rischio di una decisione autonoma” (La Porta, 2023), la scena sembra suggerire un eccezionale movimento contrario da parte dei protagonisti, rispetto a una comunità a cui “piace soprattutto trovarsi nella condizione di fare il male senza sentirsi colpevoli” (La Porta, 2023), convinta cioè di eseguire un precetto sociale irrinunciabile. Il film è tratto da …

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“La stranezza” di Roberto Andò – Recensione di Alessia Fusilli de Camillis

La congiuntura di scatenamento e il rotolare degli eventi Rotolare degli eventi è un’espressione tratta dal Faust di Goethe, ripresa da Ogden (1997, 15) per esprimere la sua idea del lavoro analitico attraverso il linguaggio della drammaturgia: «Il modo in cui Goethe formula il dilemma di Faust riflette a mio parere ciò che è fondamentale nel compito terapeutico della psicoanalisi: lo sforzo di creare condizioni in cui possa avere luogo un tipo particolare di discorso nel quale l’analizzando e l’analista tentano di accrescere la propria capacità di partecipare al “rotolare degli eventi”, di fare esperienza (…) della vita emotiva dell’uomo». Ecco il rotolare degli eventi proposto da Roberto Andò ne La Stranezza. Sicilia, 1920. Fischio del treno. Luigi Pirandello (Toni Servillo) ritorna da Roma nella nativa Agrigento (Girgenti) per il compleanno dell’amico Giovanni Verga. Qui scopre che la sua anziana balia Maria Stella (Aurora Quattrocchi) è appena morta. Decide allora di organizzarle un degno funerale per il quale assolda Sebastiano Bastiano Vella (Salvatore Ficarra) e Onofrio Nofrio Principato (Valentino Picone), due singolari becchini e attori …

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rapito di bellocchio

Rapito di Marco Bellocchio. Recensione di Stefania Nicasi

Presentato in occasione di Buio in Sala – Cinema in Villa, 12 luglio 2023   La vicenda storica Edgardo Mortara fu portato via dalla sua famiglia e dalla sua casa di Bologna nel  giugno 1858 per ordine di Pio IX, papa e re dello Stato pontificio, a conclusione di un’indagine condotta dall’Inquisitore di Bologna padre Pier Gaetano Feletti. Dall’indagine era emerso con relativa certezza che Edgardo, ancora in fasce e forse gravemente ammalato, era stato segretamente battezzato dalla domestica Anna Morisi che voleva salvarne l’anima. Per la Chiesa cattolica il battesimo, ricevuto per aspersione in articulo mortis, era valido: dunque il bambino andava sottratto all’educazione religiosa ebraica e allevato secondo i corretti principi cristiani. Edgardo, che non aveva ancora sette anni, venne tradotto segretamente a Roma nella Casa dei Catecumeni. Tutti i tentativi della famiglia per riaverlo furono vani. Edgardo crebbe sotto l’ala di Pio IX, si consacrò a Dio giovanissimo, si rifiutò di tornare a casa una volta cresciuto e liberato con la presa di Roma ( 20 settembre 1870, Breccia di Porta Pia) …

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Close di Lukas Dhont. Recensione di Vincenza Quattrocchi

Close di LUKAS DHONT è stato in concorso al 75° Festival di Cannes, dove ha vinto il Gran Prix della Giuria ed ha partecipato come candidato al premio Oscar per il miglior Film. Il regista ama esplorare il mondo dell’adolescenza, come ha fatto nel precedente film, Girl. La scena si svolge in un tripudio di fiori e di giovani presenze. Ma quest’aria fresca nasconde insidie ed un profondo dolore, crescere comporta inevitabili sofferenze. Tèo e Rèmi, sono nati in provincia e, pur avendo entrambi una famiglia, vivono praticamente insieme.  Sono figli unici e spesso dormono ora nell’una, ora nell’altra casa, affiliati dalle reciproche famiglie. C’è una scena che descrive questa forma di apparentamento: i due protagonisti distesi sull’erba al sole con la mamma di Rèmi, sembrano indistintamente figli. Dalla loro amicizia, i quattro genitori sembrano rassicurati, quasi a considerarla un sostegno per il loro compito genitoriale, come si evince anche dallo svolgimento della vicenda. Si dice che ad ispirare il regista siano state le sue reminiscenze scolastiche ed è così che fonda il suo lavoro …

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L ‘ARMINUTA (2021) di Giuseppe Bonito. Recensione di Vincenza Quattrocchi

Buio in sala: Rassegna Amore e Psiche 25/7/022 Fondazione Stensen e SPI Centro Psicoanalitico di Firenze   Il film, tratto da un gioiello di letteratura contemporanea, mi fa citare con F. De Andrè:  “Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori.”           Una commozione asciutta accompagna il lettore e lo spettatore, dall’inizio alla fine.  Quanto scrivo, risente inevitabilmente sia della lettura del libro, che della visione del film. In mezzo al degrado, alla povertà irreversibile, alla mancanza d’istruzione, spuntano i fiori di rara bellezza. Certamente lo sono, Adriana e L’Io narrante, l’Arminuta, due sorelle, “arminuta”, l’una per l’altra, un regalo inaspettato che si trasforma in un sodalizio esondante sulle disattese responsabilità genitoriali. Prevarica e traccia un percorso in cui la vita tra pari, si sostituisce alla carente guida degli adulti. Soffrono, si divertono e crescono insieme. “ Ma, la tua mamma, dove’ è?”  Alla domanda di Adriana, A. risponde.: “Ne ho due, una, è la tua.”  Sorelle: Coccia e piedi, nei momenti davvero tristi, coccia e coccia, quando gli incubi notturni di A., sono una richiesta …

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Nostalgia (2022) di Mario Martone. Recensione di Stefania Nicasi

Buio in sala: Rassegna Amore e Psiche 11/7/022Fondazione Stensen e SPI Centro Psicoanalitico di FirenzeNostalgia è un film complesso, come complessa è Napoli, cresciuta sulle catacombe,e complesso è il rione Sanità, intreccio di vita e di morte, brutture e bellezza,oscurità e luce, compassione e crudeltà. Offre lo spunto per tanti discorsi, dallasociologia all’antropologia alle neuroscienze che studiano il funzionamento dellamemoria. Io sceglierò un tema, la nostalgia appunto, e sosterrò una tesi forte sullascorta della psicoanalisi. La tesi è la seguente: la nostalgia è una trappolapotenzialmente mortale.Guidato dalla nostalgia, il protagonista torna nel luogo/tempo delle origini dal qualesi era bruscamente separato emigrando in Africa. Vuole ricomporre l’identitàspezzata, riunire la vita, tornare là da dove era partito riannodando il filo.Inizialmente è l’idea di rivedere la madre e prendersene cura, ma poi,impercettibilmente quanto inesorabilmente, il progetto si allarga e la nostalgiadiventa, come dice Martone, non un rimpianto ma un labirinto: un labirinto doveperdersi significa conoscere e conoscere significa ritrovare 1 .Arrivato a Napoli, in albergo, Felice si toglie l’orologio e lo chiude in cassaforte.Simbolicamente, mette via il tempo …

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LACCI di Daniele Luchetti. Recensione di Vincenza Quattrocchi

Note sul film Lacci presentato alla Manifattura Tabacchi il16 luglio 2021 in occasione della rassegna BUIO IN SALA, frutto della collaborazione trala Fondazione Stensen e il Centro Psicoanalitico di Firenze.Non siamo nell’atmosfera di “Storia di un matrimonio,” ma neanche in quella di “La guerradei Roses”. Se nel primo l’amore espresso, nel tentativo di proteggere il figlio, è salvo, siapure nella separazione, nel secondo separarsi vuol dire distruggere insieme le cose amatee costruite in coppia, fino a morire e paradossalmente, condividere la sorte fatale.Il film Lacci, tratto dal romanzo omonimo di Domenico Starnone, con tre voci narrantiVanda, Aldo, Anna, è fedele e armonico rispetto al libro come può esserlo un film, conimmagini che dicono più degli asciutti dialoghi. In questo caso, la lettura del testocompleta la visione e non la confonde e, questo mio breve commento, risente sia dellavisione del film, che della lettura del libro.Le scene proposte dal regista tratteggiano con suggestione gli aspetti essenziali deltesto. Sappiamo che c’è stata una stretta collaborazione tra il regista e lo scrittore.Il racconto descrive un interno in cui …

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Un divano a Tunisi

Un divano a Tunisi Film diretto e sceneggiato da Manele Labidi Labbè (2020) Commento di Maria Pappa Un divano a Tunisi è un film molto avvincente, oltre che per l’acuta ironia che lo pervade, per la vasta portata dei temi trattati, che toccano ciascuno di noi in modo profondo e universale. Non a caso il film ha ottenuto il premio del pubblico alla mostra del cinema di Venezia. La commedia di Manele Labidi Labbè, esordiente regista franco-tunisina, che ha come attrice protagonista la bravissima Goldshifteh Farahani (a sua volta franco-iraniana), racconta il ritorno in patria, all’indomani della Primavera araba, di Selma  Derwich, una giovane psicoanalista, che decide di lasciare Parigi per aprire un proprio studio alla periferia di Tunisi, dove è nata e ha trascorso la propria infanzia. A Tunisi Selma vuole incoraggiare le persone ad aprirsi liberamente sul suo lettino, anche con l’intento di risollevare il morale dei suoi connazionali dopo lo shock della rivoluzione e la caduta di Ben Ali, ma deve scontrarsi con la diffidenza locale, con l’amministrazione passiva e con un poliziotto …

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Unorthodox commento di Rossella Vaccaro

Unorthodox (miniserie Netflix, 2020) Commento di Rossella Vaccaro Wiliamsburg, Brooklyn, New York, comunità hassidica Satmar, una delle più importanti degli Stati Uniti, nata all’inizio del 1900 in quella che oggi è Satu Mare, Romania, ma all’epoca Ungheria.  Una comunità di circa ottantamila persone che si contraddistingue per norme sociali rigorose, un antisionismo intransigente e composta di sopravvissuti alla Shoah e dai loro figli e nipoti. Una miniserie di Netflix di quattro puntate – la brevità è una scelta vincente – girata in inglese e in yiddish, diretta da Maria Schrader e sceneggiata da Anna Winger, Alexa Karolinski e Daniel Hendler. Una direzione quasi tutta al femminile, che facilmente si rintraccia nella sensibilità con cui sono raccontate le difficili vicende della giovane protagonista. La serie è liberamente ispirata alla biografia di Deborah Feldman, Unorthodox: The Scandalous Rejection of My Hasidic Roots, pubblicato negli USA nel 2012 (Ex ortodossa. Il rifiuto scandaloso delle mie origini chassidiche, ed. Abendstern, 2019), che  ha suscitato fin da subito un acceso dibattito.  Anni fa ebbi l’occasione di soggiornare nella Grande Mela …

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Cinema in Manifattura Richard Jewell

Pubblichiamo i commenti ai film presentati durante la sezione di Buio in sala Cinema e Psicoanalisi all’interno della rassegna estiva del Cinema Stensen alla Manifattura Tabacchi. Richard Jewell di Clint Eastwood (Usa 2019, 129′) Commento di Vincenza Quattrocchi      Tre giorni sull’altare, 88 sulla polvere Il regista racconta e rivisita una storia vera: durante le Olimpiadi del 1996 ad Atlanta, la guardia di sicurezza Richard Jewell, scopre una bomba, si pone con ostinazione affermando i suoi sospetti a dispetto della sottovalutazione dei vari addetti alla sicurezza. L’attentato per il suo gesto ha conseguenze ridotte rispetto alla possibile catastrofe: la morte di due persone e il ferimento di 111 partecipanti alla serata musicale. Clint dall’alto dei suoi lunghi anni di vita vissuta mette il dito su come il pregiudizio (questa è la sua lotta interiore) sia il motore di molte ingiustizie e soprusi. Ci dice come il rapporto tra massa e individuo e tra sistema e individuo, nel mondo contemporaneo, sia, molto sfavorevole per il singolo. Richard è un ragazzone oversize, ingenuo, candido nel suo …

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