Tutti gli articoli della categoria: Film

Film presentati

Cristina Saottini

“Buio in sala” 2024 – “Past Lives” – Commento di Cristina Saottini

Past Lives regia di Celine Song (2023) Past Lives è l’opera prima della drammaturga e regista Celine Song, coreana, naturalizzata canadese che vive a New York, come la protagonista del film che è ampiamente autobiografico. Film che è ora in concorso con due candidature al premio Oscar, fra qualche giorno vedremo i risultati    È un film delicato, tenero, quasi sognante, così apparentemente lineare nella sua struttura narrativa che lo scorrere delle azioni potrebbe, in fondo, essere riassunto in poche righe, nonostante i tre livelli temporali su cui è costruito. Ed è anche un film molto coreano, fatto di sguardi, di silenzi, di emozioni più alluse che esplicite. Questo non sorprende chi, come me, ama i drama coreani i K-drama, (per gli appassionati cito Mr. Sunshine o Crash landing on you) in cui anche nelle più appassionate storie d’amore non c’è quasi contatto fisico e la capacità di attendere, di sublimare, di rinunciare, porta dentro alla passione un sensuale distacco malinconico. Il tema della perdita e della nostalgia per l’unione perduta, che si cerca ma …

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Misericordia

“Buio in sala” 2024 – “Misericordia” – Commento di Anna Cordioli

Misericordia. È con questa parola -scritta sulla fiancata di un’auto- che si chiude il bellissimo e omonimo film di Emma Dante.   IL LUOGO DELLE ORIGINI “Misericordia” si apre con un uomo che prende a botte una donna incinta. Attorno non c’è nessuno che possa salvarla, solo una natura potente fatta di grotte arse e del mare che attende nuovi naufragi. Un attimo dopo sentiamo il pianto di un neonato, abbandonato in una nicchia della roccia. È orfano. Nessuno ce lo spiega ma lo sappiamo. È solo e nudo, gettato in questo mondo, senza alcuna tutela. Solo una pecora sente il suo pianto e cerca di soccorrerlo. Questa immagine sembra rappresentare una sorta di presepio monco, solo una pecora e il bambinello, un presepio degli orfani. È dunque questa l’origine, tragica, quasi mitologica, di Arturo, che rincontriamo, già grade, mentre corre accompagnato da gregge del pastore. Ci accorgiamo subito che Arturo è diverso agli altri bambini. Non solo perché è molto più vecchio di loro ma perché la sua mente è di gran lunga più …

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Caftano blu

“Buio in Sala” 2024 – “Il Caftano Blu” – Commento di Irene Ruggiero

Il caftano blu, il secondo lungometraggio della regista e sceneggiatrice marocchina Maryam Touzani, racconta una storia ambientata nella bottega tradizionale nella quale il malem (maestro) Halim (Saleh Bakri) confeziona e ricama il caftano, l’antica veste musulmana di origine persiana, mentre la moglie Mina (Lubna Azabal) si occupa del rapporto con i clienti. Mina sembra gestire quasi ogni aspetto della vita della coppia, in casa come in negozio, mentre Halim appare quasi sottomesso. Tuttavia Mina valorizza profondamente le qualità del marito, il suo amore per il dettaglio e la sua passione per la bellezza. La loro relazione, intessuta di abitudini costruite negli anni, fatta di lunghi silenzi, scarne parole, piccoli gesti e profondi sguardi densi di comunicatività, è attraversata anche da momenti di allegria e divertimento (particolarmente espressiva è la scena in cui Mina mima la cliente altezzosa ed esigente che non comprende la qualità del lavoro di Halim). Halim e Mina sembrano inizialmente una coppia di mezza età come tante altre, ma ben presto lo scorrere della narrazione rivela che nel loro matrimonio c’è un …

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“Buio in Sala” – riprende la rassegna cinematografica invernale di Cinema e Psicoanalisi

Da giovedì 15 febbraio torna il ciclo invernale di Buio in sala, in collaborazione con la Fondazione Stensen.   Cinema Astra, Piazza Cesare Beccaria 9, Firenze (Tel. 340 4551859 – attivo negli orari di apertura del cinema). Scarica il Programma Giovedì 15 febbraio  ore 20.30 Il Caftano Blu di Maryam Touzani (Marocco 2022, 122’) – versione originale sott. ita con un commento di Irene Ruggiero (Centro Psicoanalitico di Bologna) A Salé, una delle più antiche città del Marocco, in una piccola bottega dove i caftani si fanno ancora a mano, si svolge, punto dopo punto, la storia d’amore dei tre protagonisti. Non si tratta tuttavia del solito triangolo. A un livello più profondo questo film sartoriale intesse e ricama con cura tre diverse forme di amore attraverso le quali ciascun personaggio si trasforma ed evolve emotivamente.   Giovedì 22 febbraio ore 20.30 Misericordia di Emma Dante (Italia 2023, 95’) con un commento di Anna Cordioli (Centro Veneto di Psicoanalisi) Misericordia è una danza che ruota fra abisso e salvezza. Arturo nasce nel più buio degrado e cresce girando su se stesso. Attorno a lui si raccoglierà …

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stranizza amuci

“Stranizza d’amuri” di Giuseppe Fiorello – Recensione di Teresa Lorito

Estate del 1982, campionati del mondo di calcio, l’Italia vince. Le strade sono piene di gente che festeggia e nel senso opposto dello scorrere della folla si allontana un motorino: Gianni e Nino si dirigono verso il loro luogo segreto, verso la loro scelta definitiva. È questa l’ultima scena di Stranizza d’amuri  (2023), opera prima di Giuseppe Fiorello, che racconta la nascita, il riconoscimento e la fine di un amore fra due giovani adolescenti, Gianni e Nino, in un contesto sfavorevole da quasi tutti i punti di vista. Se è vero che, come dimostrerebbe un celebre esperimento di Milgram a Yale negli anni ’60, “la maggioranza della gente tende alla passività morale, preferisce seguire la corrente generale piuttosto che assumersi il rischio di una decisione autonoma” (La Porta, 2023), la scena sembra suggerire un eccezionale movimento contrario da parte dei protagonisti, rispetto a una comunità a cui “piace soprattutto trovarsi nella condizione di fare il male senza sentirsi colpevoli” (La Porta, 2023), convinta cioè di eseguire un precetto sociale irrinunciabile. Il film è tratto da …

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“La stranezza” di Roberto Andò – Recensione di Alessia Fusilli de Camillis

La congiuntura di scatenamento e il rotolare degli eventi Rotolare degli eventi è un’espressione tratta dal Faust di Goethe, ripresa da Ogden (1997, 15) per esprimere la sua idea del lavoro analitico attraverso il linguaggio della drammaturgia: «Il modo in cui Goethe formula il dilemma di Faust riflette a mio parere ciò che è fondamentale nel compito terapeutico della psicoanalisi: lo sforzo di creare condizioni in cui possa avere luogo un tipo particolare di discorso nel quale l’analizzando e l’analista tentano di accrescere la propria capacità di partecipare al “rotolare degli eventi”, di fare esperienza (…) della vita emotiva dell’uomo». Ecco il rotolare degli eventi proposto da Roberto Andò ne La Stranezza. Sicilia, 1920. Fischio del treno. Luigi Pirandello (Toni Servillo) ritorna da Roma nella nativa Agrigento (Girgenti) per il compleanno dell’amico Giovanni Verga. Qui scopre che la sua anziana balia Maria Stella (Aurora Quattrocchi) è appena morta. Decide allora di organizzarle un degno funerale per il quale assolda Sebastiano Bastiano Vella (Salvatore Ficarra) e Onofrio Nofrio Principato (Valentino Picone), due singolari becchini e attori …

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rapito di bellocchio

Rapito di Marco Bellocchio. Recensione di Stefania Nicasi

Presentato in occasione di Buio in Sala – Cinema in Villa, 12 luglio 2023   La vicenda storica Edgardo Mortara fu portato via dalla sua famiglia e dalla sua casa di Bologna nel  giugno 1858 per ordine di Pio IX, papa e re dello Stato pontificio, a conclusione di un’indagine condotta dall’Inquisitore di Bologna padre Pier Gaetano Feletti. Dall’indagine era emerso con relativa certezza che Edgardo, ancora in fasce e forse gravemente ammalato, era stato segretamente battezzato dalla domestica Anna Morisi che voleva salvarne l’anima. Per la Chiesa cattolica il battesimo, ricevuto per aspersione in articulo mortis, era valido: dunque il bambino andava sottratto all’educazione religiosa ebraica e allevato secondo i corretti principi cristiani. Edgardo, che non aveva ancora sette anni, venne tradotto segretamente a Roma nella Casa dei Catecumeni. Tutti i tentativi della famiglia per riaverlo furono vani. Edgardo crebbe sotto l’ala di Pio IX, si consacrò a Dio giovanissimo, si rifiutò di tornare a casa una volta cresciuto e liberato con la presa di Roma ( 20 settembre 1870, Breccia di Porta Pia) …

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Close di Lukas Dhont. Recensione di Vincenza Quattrocchi

Close di LUKAS DHONT è stato in concorso al 75° Festival di Cannes, dove ha vinto il Gran Prix della Giuria ed ha partecipato come candidato al premio Oscar per il miglior Film. Il regista ama esplorare il mondo dell’adolescenza, come ha fatto nel precedente film, Girl. La scena si svolge in un tripudio di fiori e di giovani presenze. Ma quest’aria fresca nasconde insidie ed un profondo dolore, crescere comporta inevitabili sofferenze. Tèo e Rèmi, sono nati in provincia e, pur avendo entrambi una famiglia, vivono praticamente insieme.  Sono figli unici e spesso dormono ora nell’una, ora nell’altra casa, affiliati dalle reciproche famiglie. C’è una scena che descrive questa forma di apparentamento: i due protagonisti distesi sull’erba al sole con la mamma di Rèmi, sembrano indistintamente figli. Dalla loro amicizia, i quattro genitori sembrano rassicurati, quasi a considerarla un sostegno per il loro compito genitoriale, come si evince anche dallo svolgimento della vicenda. Si dice che ad ispirare il regista siano state le sue reminiscenze scolastiche ed è così che fonda il suo lavoro …

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L ‘ARMINUTA (2021) di Giuseppe Bonito. Recensione di Vincenza Quattrocchi

Buio in sala: Rassegna Amore e Psiche 25/7/022 Fondazione Stensen e SPI Centro Psicoanalitico di Firenze   Il film, tratto da un gioiello di letteratura contemporanea, mi fa citare con F. De Andrè:  “Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori.”           Una commozione asciutta accompagna il lettore e lo spettatore, dall’inizio alla fine.  Quanto scrivo, risente inevitabilmente sia della lettura del libro, che della visione del film. In mezzo al degrado, alla povertà irreversibile, alla mancanza d’istruzione, spuntano i fiori di rara bellezza. Certamente lo sono, Adriana e L’Io narrante, l’Arminuta, due sorelle, “arminuta”, l’una per l’altra, un regalo inaspettato che si trasforma in un sodalizio esondante sulle disattese responsabilità genitoriali. Prevarica e traccia un percorso in cui la vita tra pari, si sostituisce alla carente guida degli adulti. Soffrono, si divertono e crescono insieme. “ Ma, la tua mamma, dove’ è?”  Alla domanda di Adriana, A. risponde.: “Ne ho due, una, è la tua.”  Sorelle: Coccia e piedi, nei momenti davvero tristi, coccia e coccia, quando gli incubi notturni di A., sono una richiesta …

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Nostalgia (2022) di Mario Martone. Recensione di Stefania Nicasi

Buio in sala: Rassegna Amore e Psiche 11/7/022Fondazione Stensen e SPI Centro Psicoanalitico di FirenzeNostalgia è un film complesso, come complessa è Napoli, cresciuta sulle catacombe,e complesso è il rione Sanità, intreccio di vita e di morte, brutture e bellezza,oscurità e luce, compassione e crudeltà. Offre lo spunto per tanti discorsi, dallasociologia all’antropologia alle neuroscienze che studiano il funzionamento dellamemoria. Io sceglierò un tema, la nostalgia appunto, e sosterrò una tesi forte sullascorta della psicoanalisi. La tesi è la seguente: la nostalgia è una trappolapotenzialmente mortale.Guidato dalla nostalgia, il protagonista torna nel luogo/tempo delle origini dal qualesi era bruscamente separato emigrando in Africa. Vuole ricomporre l’identitàspezzata, riunire la vita, tornare là da dove era partito riannodando il filo.Inizialmente è l’idea di rivedere la madre e prendersene cura, ma poi,impercettibilmente quanto inesorabilmente, il progetto si allarga e la nostalgiadiventa, come dice Martone, non un rimpianto ma un labirinto: un labirinto doveperdersi significa conoscere e conoscere significa ritrovare 1 .Arrivato a Napoli, in albergo, Felice si toglie l’orologio e lo chiude in cassaforte.Simbolicamente, mette via il tempo …

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