L ‘ARMINUTA (2021) di Giuseppe Bonito. Recensione di Vincenza Quattrocchi
Buio in sala: Rassegna Amore e Psiche 25/7/022 Fondazione Stensen e SPI Centro Psicoanalitico di Firenze Il film, tratto da un gioiello di letteratura contemporanea, mi fa citare con F. De Andrè: “Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori.” Una commozione asciutta accompagna il lettore e lo spettatore, dall’inizio alla fine. Quanto scrivo, risente inevitabilmente sia della lettura del libro, che della visione del film. In mezzo al degrado, alla povertà irreversibile, alla mancanza d’istruzione, spuntano i fiori di rara bellezza. Certamente lo sono, Adriana e L’Io narrante, l’Arminuta, due sorelle, “arminuta”, l’una per l’altra, un regalo inaspettato che si trasforma in un sodalizio esondante sulle disattese responsabilità genitoriali. Prevarica e traccia un percorso in cui la vita tra pari, si sostituisce alla carente guida degli adulti. Soffrono, si divertono e crescono insieme. “ Ma, la tua mamma, dove’ è?” Alla domanda di Adriana, A. risponde.: “Ne ho due, una, è la tua.” Sorelle: Coccia e piedi, nei momenti davvero tristi, coccia e coccia, quando gli incubi notturni di A., sono una richiesta …
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