Psicoanalisi e dintorni
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IL Sé DINAMICO IN PSICOANALISI. FONDAMENTI NEUROSCIENTIFICI E CLINICA PSICOANALITICA. Recensione di Elisabetta Bellagamba

Il sé dinamico in psicoanalisi

Di Rosa Spagnolo e Georg Northoff (FrancoAngeli, 2022)

Quale è la base del Sé? Il Sé è multiplo o unitario? Quali sono le dimensioni e gli aspetti del Sé? Qual’ è lo sviluppo del Sé? Queste sono alcune delle domande che gli autori si pongono e le cui risposte si sviluppano nel corso del libro in un pensiero che abbraccia varie prospettive integrate tra loro in modo dinamico e armonico. 

La base del loro pensiero è che il Sé può essere descritto nella sua struttura spazio-temporale, in quanto sentirsi un soggetto implica un essere radicato nel qui e ora in un determinato spazio: un esserci in quel preciso momento e un esserci in uno specifico spazio, percependo una continuità nella propria linea del tempo. Il Sé nella sua prospettiva temporale, in cui passato, presente e futuro si abbracciano, è caratterizzato da una “durata estesa” nel tempo (p.16) comportando che il passato è nel presente e imprime sul futuro; ciò permette di tenere insieme le varie temporalità che sono strettamente intrecciate alle funzioni motorie, sensoriali, affettive e cognitive. 

Le fondamenta della struttura spazio-temporale del Sé possono essere rintracciate in quello che viene denominato Cortical Midline Structure (CMS). Il CSM è contraddistinto da ampie connessioni con altre regioni cerebrali avendo, così, attraverso la dimensione soggettiva del tempo e dello spazio, un impatto su altre funzioni. Si struttura in questi termini, specificano gli autori: “una soggettività di base della struttura spazio-temporale del Sé” (ibidem), in quanto il Sé “temporalizza e spazializza il cervello e le sue funzioni psicologiche associate” (ibidem).

Il Sé è prima di tutto un Sé corporeo, un Sé incarnato, “embodied”, non legato alla cognizione e alla riflessione, che Spagnolo e Northoff denominano, per avvalorare la componente affettiva, come Sé affettivo che corrisponde come linea di pensiero a quello che Damasio chiama Proto-Sé, mentre Panksepp Sé nucleare.

Il Sé affettivo è quella dimensione del Sé fisica e affettiva che nasce prima e in modo autonomo dalla cognizione e consapevolezza. E’ su questa scia che alcune componenti del Sé sono pre-riflessive e non narrative, come il senso di padronanza (Self ownership) e l’agentività (Self agency) che costituiscono il Sé minimo. Gli autori sostengono che il Sé, oltre alle sue connotazioni corporee, affettive e cognitive, presuppone una continuità alla base dell’aspetto identitario che abbraccia la memoria, ma non solo la memoria cognitiva quanto, piuttosto, la memoria spazio-temporale che connette cervello e psiche, superando il dualismo cartesiano. 

Lo sviluppo del Sé procede attraverso un continuo ampliamento che comporta un lavoro costante d’integrazione e rappresentazione degli aspetti del Sé minimo con “forme sempre più complesse del Sé in cui memoria, le competenze cognitive e gli affetti rendono possibile il collegamento tra le diverse scale del tempo” (p.25). L’aspetto, infatti, fondamentale, che gli autori mettono in evidenza è che il Sé è in un continuo flusso interattivo con la mente dell’altro e con l’ambiente. 

Northoff riporta, in un suo precedente lavoro del 2019, che l’attività intrinseca del cervello ha una specifica organizzazione, intendendo con questa una struttura spaziale e temporale che fornisce la forma della coscienza. “L’attività intrinseca e la sua struttura spazio-temporale s’impongono agli stimoli integrandoli; ed è questa integrazione che può rendere possibile l’assegnazione della coscienza agli stimoli” (p 49). In sintesi, l’attività intrinseca e la sua struttura forniscono la forma della coscienza. È proprio tale forma che permette la trasformazione di uno stato neuronale a uno stato mentale. Questo argina la dicotomia mente-cervello dimostrando che: “lo stato di riposo del cervello e la sua particolare configurazione spazio-temporale forniscono l’input necessario per colmare il divario tra ciò che osserviamo come attività neuronale e ciò che sperimentiamo come caratteristiche mentali” (ivi p. 20). Lo stato di riposo viene definito come il mondo interiore del cervello. Tale stato rappresenta un’estremità del ponte, mentre l’altra estremità è rappresentata dall’ambiente con i suoi stimoli, e Northoff ipotizza che più le due si avvicinano più è probabile la nascita di quel ponte dal quale si generano caratteristiche mentali come la coscienza e il Sé.

Il sistema percettivo, descritto come un sistema multisensoriale integrato, e il Sé, che mappa gli eventi periferici negli stati interni del corpo, costituiscono quello che gli autori descrivono il Sé Embodiment. Tuttavia, Spagnolo e Nortoff, per meglio descrivere questo concetto, riprendono la differenziazione fatta in ambito filosofico tra Korper, corpo con i suoi attributi fisici e biologici, quindi corpo-oggetto, e Leib, corpo vissuto, corpo-soggetto. Il corpo è la condizione necessaria dell’esperienza in quanto apertura percettiva al mondo ed è il corpo vivo a renderci coscienti del nostro agire nel mondo percettivo. Il Sé è un intreccio tra Korper e Lieb. La soggettivazione nasce dal lavoro del cervello quando si trova in stato di riposo che costruisce in modo coerente e dinamico caratteristiche spazio-temporali con un processo che integra in modo continuo tutti gli input interni e propriocettivi. Gli stati mentali, la modalità in cui il soggetto esperisce sé e gli altri nel tempo e nello spazio, infatti, sono modellati dalla dinamica spazio-temporale dell’attività spontanea. 

Il Sé, sottolineano Spagnolo e Northoff, è immerso nel mondo e nell’ambiente sincronizzandosi con il mondo. Per questo “non è né mentale né corporeo” (p. 91), si estende oltre il corpo e oltre la mente. E’ in virtù di questo che la relazione mondo-Sé modella la relazione corpo-Sé. Se tale relazione viene interrotta, il Sé si trova impoverito rimanendo all’interno della sola relazione corpo-Sé. Il cervello, pertanto, è intrinsecamente sociale. Tale dimostrazione sembra in linea con tutta la teorizzazione di Schore (2010) in merito alla comunicazione tra cervelli destri. Infatti, la prospettiva neurobiologica suggerisce che le capacità sociali, psicologiche e biologiche emergenti del bambino non possono essere comprese al di fuori della relazione con la figura primaria di riferimento. Questo è dato dal fatto che la regolazione del cervello destro del bambino è dipendente dall’esperienza e che questa esperienza è localizzabile nelle transazioni di regolazione affettiva tra il cervello destro della madre e quello del bambino. Queste evidenze si possono collegare non solo alle teorie psicoanalitiche, in primis a quella di bioniana memoria, ma anche alle più recenti teorie intersoggettive, le quali, in estrema sintesi, sottolineano come la crescita e lo sviluppo mentale avviene solo ed esclusivamente all’interno di una relazione. 

Il lavoro del Sé, come mostrano gli autori, è continuo e incessante. È un lavoro che tesse la continuità spazio-temporale che può avvenire attraverso l’arte, attraverso i sogni, come descritto in modo puntuale e animato in alcuni capitoli del libro. Spagnolo e Northoff ipotizzano che tutto il lavoro del sonno e del sogno sia di “dare forza alla struttura spazio-temporale del Sé tramite cui sperimentiamo continuità e soggettività” (p. 126). Nel sonno, specificano, il rumore proveniente dal mondo esterno si silenzia e viene in primo piano il Sé che è completamente immerso nella realtà immaginifica del sogno; il Sé si trova nello spazio del sogno, attraverso la “sensazione di essere presenti” (p. 121) in quel sogno in un tempo presente. Il sogno, per gli autori, è un particolare stato di coscienza nel quale il sognatore non è consapevole del mondo circostante e dal quale è possibile trarre ipotesi sul funzionamento mentale in assenza di stimoli che provengono dall’esterno. È per questo motivo che il sogno è la via regia per monitorare, nel corso del processo analitico, i processi trasformativi dell’attività mentale. Nei sogni, infatti, la cognizione, seppur presente, è in secondo piano, permettendo così di accedere a un livello caratterizzato da una specifica dinamica temporo-spaziale.

Per tale motivo che il lavoro nella stanza di terapia “può in definitiva avere le caratteristiche di una terapia spazio-temporale” (p. 150). Infatti, attraverso l’ampio spazio dedicato alla clinica, gli autori gettano luce e descrivono, attraverso i casi clinici riportati, come prende corpo e si dispiega nel lavoro terapeutico tutta la dimensione spazio-temporale.

Concludendo, gli autori mostrano come il Sé non può essere colto da un solo elemento, tenendo a mente la teoria dei sistemi dinamici, ma nell’insieme delle parti e descritto nella sintesi. Noi siamo immersi in continuo divenire in un incessante flusso di cambiamenti, ma allo stesso tempo manteniamo un’organizzazione che ci tiene integri e vitali sia in rapporto agli elementi interni che in relazione all’ambiente circostante.  L’auto-organizzazione del sistema uomo include sia il cambiamento che la stabilità. E la stabilità di un sistema è dipendente dalla sua capacità di passare tra stati diversi. Allo stesso tempo ogni sistema è un’interazione che comporta un continuo adattamento tra gli interagenti e potremmo pensare che accanto all’auto-organizzazione si declina un etero-organizzazione. Come scrive Schore (2010), che appare in linea con il pensiero degli autori: “ i cambiamenti evolutivi derivano da una serie di stati di stabilità e di instabilità…che alterna irreversibilmente la traiettoria del sistema e permette l’organizzazione di nuovi stati, di nuove strutture che dissipano la materia. Questi bivi, in cui nuovi stati possono evolvere potenzialmente da quelli preceduti avvengono nel contesto relazionale. In ogni fase di transizione emerge il caos, quando i sistemi stanno scegliendo fra diverse strutture del processo… Il caos nei sistemi dinamici rappresenta il prodotto delle stesse forze che creano le strutture dei processi e che danno vita all’auto-organizzazione (p. 122). 

BIBLIOGRAFIA

Northoff, G. (2019). La neurofilosofia e la mente sana. Imparare dal cervello malato. Raffaello Cortina Editore 

Schore, A.N. (2010). I disturbi del sé. La disregolazione degli affetti. Roma: Astrolabio

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